Alessandro Di Battista, 38 anni, uno dei leader del Movimento 5 Stelle, stamani in un’intervista a Repubblica ha illustrato il programma di Governo del suo partito.Di Battista ha parlato anche di gambling. Ad una precisa domanda su come finanziare il loro programma (reddito di cittadinanza etc), tenendo conto dell’enorme debito pubblico, il politico ha risposto:
“Con una seria lotta alla corruzione, che secondo le stime della Corte dei conti costa allo Stato 60 miliardi di euro l’anno”. Per corruzione Di Battista ha spiegato che intende anche “lotta all’evasione fiscale”. Tutti obiettivi sulla carta condivisibili ma possono essere tradotte in risorse nel breve periodo?
L’affondo sul gioco
Il giornalista di Repubblica a questo punto ha domandato in maniera forse un po’ maliziosa sulle coperture di bilancio: “la lotta alla corruzione basta da sola?”
Di Battista ha risposto: “vogliamo anche aumentare di parecchio le tasse sul gioco d’azzardo”. Di Battista, con queste parole, ha ammesso di vedere il gioco come una “risorsa” fiscale per finanziare i loro obiettivi. Una grossa contraddizione, considerando le parole di principio spese in campagna elettorale contro il gambling.
Per anni Beppe Grillo ha accusato i partiti politici di fare la stessa identica cosa, con le parole al vetriolo sullo “Stato biscazziere”. Ricordate? In realtà le stesse contraddizioni di Di Battista sono presenti nelle parole di Grillo di tre anni fa. Nel 2014, il leader del Movimento 5 Stelle, dichiarava a “Porta a Porta”. “Dove trovo i 19 miliardi necessari per il reddito di cittadinanza ? Via i rimborsi elettorali ed editoriali, tasse su gioco d’azzardo, dove siamo i primi del mondo con 90 miliardi, e poi 4 miliardi di entrate Iva non pervenute”
Ma i dati dicono altro
In realtà siamo i primi al mondo a far emergere il mercato nero (frutto di una lunga politica di emersione del settore) e i 90 miliardi sono la raccolta, i margini sono diversi, quest’anno circa 17 miliardi (spesa dei giocatori) dei quali 10 miliardi sono già destinati allo Stato con le tasse alla fonte (nel 2016), quindi ballano 7 miliardi tra stipendi, spese marketing, tasse corporate etc.
Quante risorse extra è possibile trovare con margini del genere? Forse qualche centinaia di milioni di euro? I conti non tornano. Per settimane il Movimento 5 Stelle si è battuto per il ban totale della pubblicità del gambling, con una campagna demagogica e violenta solo per qualche voto in più. Non c’è grossa coerenza.
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